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10 consigli al Mister al tempo del Coronavirus

Tempi difficili? Certo! Ma occorre cogliere questo periodo di inattività anche nello sport come un’opportunità. È nello spirito di ogni sportivo comportarsi in questo modo, con alcuni consigli che ci vengono dall’assistente ecclesiastico nazionale del CSI, don Alessio Albertini.

Don Alessio ALBERTINI
Assistente ecclesiastico nazionale del Centro Sportivo Italiano

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Chissà quante volte alla nostra squadra durante una partita sono capitate occasioni da gol ma sono andate sprecate. Situazioni di gioco incredibili ma non sfruttate. Oggi tocca a te, caro mister, saper trasformare questa nuova e strana situazione in un’occasione. Sospese le partite, vietati gli allenamenti, tutti i giocatori a debita distanza e chissà fino a quando. Come hai sempre insegnato ai tuoi ragazzi è inutile lamentarsi piuttosto vedere l’occasione, afferrarla, capirne le possibilità e poi gettarsi nell’impresa.

Vivi questo per momento per allenarli a capire che…

  1. A dispetto di quello che pensa qualcuno la salute delle persone viene prima di ogni attività sportiva. Lo sport è bello, è un’esperienza straordinaria, un’emozione unica ma deve salvaguardare l’integrità della persona, anzi deve irrobustirla e preservarla. Ci si ferma perché ci si può ammalare.
  2. La grandezza di una squadra non sta solo nella classe dei suoi campioni ma nella capacità di tutti di difendere e proteggere il lato debole perché l’avversario non ne approfitti. Lo sport si ferma per evitare che i più deboli, chi è più a rischio di contagio, non restino indifesi. Comunque sia la nostra squadra si chiama umanità e difendere anche solo una vita umana è il nostro grande impegno.
  3. Il rispetto delle regole non è solo un bell’enunciato che ci permette di giocare ma una verità che ci permette di convivere. Anche se le regole a volte ci infastidiscono, ci disturbano, ci vincolano sappiamo che l’unico modo perché il gioco si svolga è che noi le accettiamo. L’abbiamo sempre detto sul campo ma ora dobbiamo ricordarcelo davanti ai vincoli del Decreto Legge.
  4. Questo è il momento per chiederti quanto conta la vita dei tuoi ragazzi, di ogni tuo ragazzo, al di là dei loro muscoli, dei loro talenti e delle loro vittorie. Sono giorni per far sentire loro la tua vicinanza: un sms, una telefonata, una call… Anche se il campionato è fermo, la loro vita va avanti. Azeglio Vicini teneva sempre un quadernetto con i nomi dei suoi giocatori vicino al cuore.
  5. Tante parole vengono sprecate in questi giorni per raccontare del contagio e forse anche per disseminare un po’ di rassegnazione. Cogli l’occasione per dire parole buone e raccontare storie di speranza. Ora che non si possono allenare i muscoli perché non allenare la testa e il cuore con la lettura di grandi campioni che hanno superato la disperazione della loro situazione: la nuotatrice siriana Yusra Madrini; la squadra di football dell’università Marshall; la lunga corsa del sudanese Lopez Lomong o di Samia Yusuf Omar di Mogadiscio.
  6. Mentre tu e la tua squadra siete fermi per precauzione e incolumità della vita, tantissimi ragazzi nel mondo sono fermati dalle bombe, dal freddo e dalla fame. In tante zone del mondo qualcuno non può giocare perché deve continuamente scappare per trovare un rifugio sicuro. A volte negli stadi. Per noi in questo mese vuoti per le porte chiuse, ma in Grecia aperti per ospitare innumerevoli profughi, tanti bambini. Anche di loro dobbiamo ricordarci.
  7. Queste giornate possono diventare anche l’occasione per restituire un po’ del tempo sottratto alla famiglia nelle tante giornate della stagione sportiva. Pomeriggi, sere, weekend… Ora fermati, ascolta, condividi, dai il tempo, siediti sul divano, gustati la tavola. Anche la tua famiglia merita tutta la tua passione e il tuo affetto. Ricordalo anche ai tuoi ragazzi che la casa non è un albergo ma il luogo della bontà: dare e ricevere il bene.
  8. Se non è possibile allenarci insieme al campo, tuttavia è possibile non vivere da orsi in letargo. Muoversi non è proibito, anzi consigliatoInvia pure qualche esercizio da fare, senza la pretesa del preparatore atletico, ma con la fiducia del profeta che regala speranza: la partita non è finita, è solo rimandata.
  9. Approfitta di questo stop per aggiornarti, per leggere, per studiare, per capire. Non solo la tecnica ma anche la pedagogia. I tuoi ragazzi hanno bisogno di allenatori che li sappiano guidare sul campo ma anche nel labirinto della vita. Quando tutto sarà finito ci sarà bisogno di bravi educatori capaci di infondere coraggio e fiducia, di stimolare la creatività e la collaborazione, di dare risposta al dove e perché.
  10. I tuoi ragazzi ti guardano, ti credono, ti stimano e poi ti imitano.